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29 февруари 2024

Buona Primavera con la Martenitsa

 

Buona Primavera con la Martenitsa

di Antonietta Caccia





Anticipati con una email alla quale segue l'arrivo per posta "non virtuale" di un festoso cartoncino con allegati due fiocchi colorati, mi giungono da alcuni anni dalla Bulgaria, alla vigilia del 1° marzo, gli auguri di … Buona Primavera.  
 
Me li invia Latchezar Toshev, membre onorario del Consiglio d'Europa, dal quale venni contattata nel 2011 per uno scambio culturale e di ricerca sulla comune tradizione dello strumento musicale con la sacca (zampogna per noi, Gajda per i bulgari) e sulle eventuali tracce, nella cultura e nei costumi molisani, dell'insediamento in Molise, nel VII secolo, della comunità di bulgari guidata dal Duca Alzek e di cui riferisce Paolo Diacono nella sua Historia Longobardorum. 

Con gli auguri, oltre all'oggetto simbolo della ricorrenza, il Sig. Toshev mi ha inviato anche un breve testo in cui racconta le origini e il significato di una tradizione che mi piace condividere e che pertanto riporto di seguito. 

 "La Martenitsa - costituita da una coppia di fiocchi di lana sottile, uno rosso e l'altro bianco, tenuti insieme da fili intrecciati degli stessi colori - è il simbolo con cui i bulgari danno il benvenuto alla primavera e si augurano salute e felicità.

 Si tratta di un'antica tradizione pre-cristiana che i bulgari portarono con sé dalle montagne del Pamir, loro patria di origine, e che era legata al culto di Farno - il dio della prosperità- raffigurato come un ariete con al collo tale simbolo augurale. 

La "Martenitsa", che deriva il suo nome da quello del primo mese della primavera, si celebra il 1° marzo. In tale data i bulgari – come pure gli abitanti di alcuni paesi della Romania e della Macedonia - appuntano i fiocchi sui loro vestiti o li avvolgono ai polsi come bracciali e ne adornano alcuni animali quali cavalli, cani, il montone che conduce il gregge e altri.  
 
 

Dopo averla portata come augurio di primavera fino a quando non vedono una prima cicogna o una prima rondine, le persone appendono la Martenitsa a un albero da frutto in fiore. Durante l'Impero Romano, la ricorrenza entrò a far parte dei festeggiamenti che segnavano l'inizio del nuovo anno. In epoca cristiana, con il Sesto Concilio Ecumenico, tenutosi a Costantinopoli nell'anno 681 - secondo quanto riportato nell'Articolo 62 delle disposizioni conciliari - "la festa popolare celebrata il primo giorno di marzo" fu vietata.

 In quel momento, però, i bulgari erano impegnati ad attraversare il Danubio e a costruire il loro Paese. 

Pertanto, non badarono al divieto; inoltre, non erano ancora diventati cristiani. 

Tuttavia, a poco a poco la Martenitsa perse il suo significato pagano divenendo semplicemente il saluto di primavera e un augurio di buona salute secondo la tradizione bulgara. 

Alla base di come, grazie alla Martenitsa, i bulgari cominciarono (e continuano) a comunicare tra di loro dai diversi luoghi in cui si erano insediati c'è una leggenda: quella di Baba Marta (Nonna Marta) che nasce nel contesto della storia dei bulgari nel medioevo. Nel VII secolo, i bulgari iniziarono a stabilirsi nel territorio della moderna Ucraina con capitale Baltava (oggi Poltava). Dopo la morte, verso il 650/653, di Khan Kubrat (Kurt) – l'unificatore di tutte le tribù bulgare - i suoi figli si divisero. Il primo, Boyan Baltava, rimase nella capitale con i cosiddetti "bulgari neri".

Il secondo, Kotrag, migrò a nord e fu il fondatore della città di Bolgar sul fiume Volga (vicino all'attuale Kazan, dove i "bulgari d'argento" si convertirono all'Islam). Il terzo, Asparuh, attraversò il Danubio con la sua gente e si stabilì nei territori dell'attuale Bulgaria.

 Altri due, Kuber e Mavar, andarono in Pannonia e, successivamente, a Salonicco in Macedonia. 

Altsek, infine, venne in Italia e si stabilì con la sua tribù vicino a Campobasso nell'attuale Molise, stringendo accordi con il duca di Benevento Grimoaldo e con suo figlio Romoaldo. 

C'era anche una sorella che rimase a Baltava la quale, preoccupata per la sorte dei fratelli, mandò loro un messaggero con la martenitza in segno di ricordo del paese d'origine e di augurio di buona salute. Così continuò a fare ad ogni primavera e la gente cominciò a chiamarla Baba Marta. 

La credenza popolare collega il tempo molto variabile del mese di marzo all'umore altalenante di Baba Marta, ora triste per i suoi fratelli, ora contenta per le notizie che riceveva da essi. 



Ancora oggi, attraverso la martenitsa, i bulgari non solo salutano l'arrivo della primavera secondo l'antica tradizione ma mantengono anche un legame spirituale tra di loro ovunque vivano nel mondo." 

Buona primavera anche da parte mia. (Antonietta Caccia)
 
 
 
 
LA MARTENITSA


La Martenitsa - un segno costituito da una coppia di fiocchi rossi e bianchi (filo rosso e bianco), è un simbolo con cui i bulgari danno il benvenuto alla primavera e si augurano salute e felicità.
Questa è una vecchia tradizione pre-cristiana.

L’origine della parola "Martenitsa" deriva dal nome del primo mese della primavera - marzo. Il Primo marzo i bulgari, ma anche alcuni residenti dei paesi limitrofi - Romania e Macedonia – mettono sui loro vestiti o ai polsi la Martenitsa. 
 
Questi simboli si mettono anche su alcuni animali domestici - cavalli, cani, il montone che conduce il gregge e altri ancora.

La Martenitsa si porta come un segno della primavera prima amcora di vedere una cicogna o una rondine.

La Martenitsa viene poi rimossa e attaccata ad un albero da frutta in fiore.
Questa tradizione proviene dal primo paese dei Bulgari - vicino alle montagne del Pamir in Asia - più di 2.000 anni fa.

In questo luogo il “dio” Farno – “dio” della prosperità, raffigurato come un ariete con al collo la Martenitsa. 
 
Durante l'Impero Romano, il nuovo anno iniziava il primo marzo, e cosi questa festa si e combinata con la vecchia tradizione.

L’Articolo 62 del Sesto Concilio Ecumenico della Chiesa Cristiana, tenutosi a Costantinopoli nel 681 anno vieto "la festa popolare celebrata il primo giorno di marzo".

Proprio in quel momento i bulgari erano impegnati ad attraversare il Danubio e con la formazione del loro paese non notarono questo divieto.
E poi, non erano ancora diventati cristiani.
A poco a poco la Martenitsa ha perso il suo significato pagano per diventare solo il saluto della primavera, un augurio di salute - in una tradizione bulgara.
C'è una leggenda relativa a come i bulgari interagiscono tra loro con la Martenitsa nei diversi luoghi dei loro insediamenti.

Nel VII secolo, i bulgari iniziarono a stabilirsi nel territorio della moderna l'Ucraina creando la capitale bulgara Baltava (oggi Poltava).

Dopo la morte di Khan Kubrat (Kurt) – l’unificatore di tutte le tribù bulgare, i suoi figli si sono separati. Il più grande - Boyan Baltava è rimasto in prima linea nella cosiddetta Baltava con i”bulgari neri”; il secondo figlio - Kotrag è stato il fondatore della città di Bolgar sul fiume Volga (vicino all'attuale Kazan, dove i “bulgari argenti” si sono convertiti all'Islam).

Asparuh ha portato i suoi bulgari sul Danubio, l’ha attraversato e si e stabilito nel paese dove i bulgari vivono oggi; Kuber e Mavar (Mauros) sono andati prima nella Pannonia, poi a Salonicco, in Macedonia.

Altsek si stabile con la sua orda vicino a Campo Basso in Italia, e in seguito stipulo un contratto con il principe dei Langobardi di Benevento Grimoaldo e suo figlio Romoaldo.

I fratelli avevano una sorella rimasta in Baltava.
Poiche si affliggeva per i suoi fratelli invio allora un simbolo vivente della Martenitsa a guisa di saluto dal vecchio paese e di augurio di buona salute.

Poi la continuo ad inviare Martenitse ogni primavera, e cosi si chiamo Baba Marta.
In fatti tutti credono che durante il mese di marzo il tempo sia molto variabile, di un umore fluttuante che ricorda Baba Marta, ora addolorata per i suoi fratelli, ora fel ice di avere loro notizie.

Così, continuando la tradizione della Martenitsa i bulgari odierni salutano l'arrivo della primavera, e mantengono un legame spirituale con gli altri, ovunque essi vivano nel mondo.

Latchezar Toshev