Anticipati con una email alla quale segue
l'arrivo per posta "non virtuale" di un festoso
cartoncino con allegati due fiocchi colorati, mi giungono da
alcuni anni dalla Bulgaria, alla vigilia del 1° marzo, gli
auguri di … Buona Primavera.
Me li invia Latchezar Toshev, membre
onorario del Consiglio d'Europa, dal quale venni contattata nel
2011 per uno scambio culturale e di ricerca sulla comune
tradizione dello strumento musicale con la sacca (zampogna per
noi, Gajda per i bulgari) e sulle eventuali tracce, nella
cultura e nei costumi molisani, dell'insediamento in Molise,
nel VII secolo, della comunità di bulgari guidata dal Duca
Alzek e di cui riferisce Paolo Diacono nella sua Historia
Longobardorum.
Con gli auguri, oltre all'oggetto simbolo della
ricorrenza, il Sig. Toshev mi ha inviato anche un breve
testo in cui racconta le origini e il significato di una
tradizione che mi piace condividere e che pertanto riporto di
seguito.
"La Martenitsa - costituita da una
coppia di fiocchi di lana sottile, uno rosso e l'altro bianco,
tenuti insieme da fili intrecciati degli stessi colori - è il
simbolo con cui i bulgari danno il benvenuto alla primavera e
si augurano salute e felicità.
Si tratta di un'antica
tradizione pre-cristiana che i bulgari portarono con sé dalle
montagne del Pamir, loro patria di origine, e che era legata al
culto di Farno - il dio della prosperità- raffigurato come un
ariete con al collo tale simbolo augurale.
La "Martenitsa", che deriva il suo nome
da quello del primo mese della primavera, si celebra il 1°
marzo. In tale data i bulgari – come pure gli abitanti di
alcuni paesi della Romania e della Macedonia - appuntano i
fiocchi sui loro vestiti o li avvolgono ai polsi come bracciali
e ne adornano alcuni animali quali cavalli, cani, il montone
che conduce il gregge e altri.
Dopo averla portata come augurio di primavera
fino a quando non vedono una prima cicogna o una prima rondine,
le persone appendono la Martenitsa a un albero da frutto in
fiore. Durante l'Impero Romano, la ricorrenza entrò a far
parte dei festeggiamenti che segnavano l'inizio del nuovo anno.
In epoca cristiana, con il Sesto Concilio Ecumenico, tenutosi a
Costantinopoli nell'anno 681 - secondo quanto riportato
nell'Articolo 62 delle disposizioni conciliari - "la festa
popolare celebrata il primo giorno di marzo" fu vietata.
In quel momento, però, i bulgari erano impegnati ad
attraversare il Danubio e a costruire il loro Paese.
Pertanto,
non badarono al divieto; inoltre, non erano ancora diventati
cristiani.
Tuttavia, a poco a poco la Martenitsa perse il suo
significato pagano divenendo semplicemente il saluto di
primavera e un augurio di buona salute secondo la tradizione
bulgara.
Alla base di come, grazie alla Martenitsa, i
bulgari cominciarono (e continuano) a comunicare tra di loro
dai diversi luoghi in cui si erano insediati c'è una leggenda:
quella di Baba Marta (Nonna Marta) che nasce nel contesto della
storia dei bulgari nel medioevo. Nel VII secolo, i bulgari
iniziarono a stabilirsi nel territorio della moderna Ucraina
con capitale Baltava (oggi Poltava). Dopo la morte, verso il
650/653, di Khan Kubrat (Kurt) – l'unificatore di tutte le
tribù bulgare - i suoi figli si divisero. Il primo, Boyan
Baltava, rimase nella capitale con i cosiddetti "bulgari
neri".
Il secondo, Kotrag, migrò a nord e fu il
fondatore della città di Bolgar sul fiume Volga (vicino
all'attuale Kazan, dove i "bulgari d'argento" si
convertirono all'Islam). Il terzo, Asparuh, attraversò il
Danubio con la sua gente e si stabilì nei territori
dell'attuale Bulgaria.
Altri due, Kuber e Mavar, andarono in
Pannonia e, successivamente, a Salonicco in Macedonia.
Altsek,
infine, venne in Italia e si stabilì con la sua tribù vicino
a Campobasso nell'attuale Molise, stringendo accordi con il
duca di Benevento Grimoaldo e con suo figlio Romoaldo.
C'era anche una sorella che rimase a Baltava la
quale, preoccupata per la sorte dei fratelli, mandò loro un
messaggero con la martenitza in segno di ricordo del paese
d'origine e di augurio di buona salute. Così continuò a fare
ad ogni primavera e la gente cominciò a chiamarla Baba Marta.
La credenza popolare collega il tempo molto
variabile del mese di marzo all'umore altalenante di Baba
Marta, ora triste per i suoi fratelli, ora contenta per le
notizie che riceveva da essi.
Ancora oggi, attraverso la
martenitsa, i bulgari non solo salutano l'arrivo della
primavera secondo l'antica tradizione ma mantengono anche un
legame spirituale tra di loro ovunque vivano nel mondo."
Buona primavera anche da parte mia. (Antonietta
Caccia)
LA MARTENITSA
La Martenitsa
- un segno costituito da una coppia di fiocchi rossi e bianchi (filo
rosso e bianco), è
un simbolo con cui i bulgari danno il benvenuto alla primavera e si
augurano salute e felicità.
Questa
è una vecchia tradizione pre-cristiana.
L’origine
della parola "Martenitsa" deriva dal nome del primo mese
della primavera - marzo. Il Primo marzo i bulgari, ma anche alcuni
residenti dei paesi limitrofi - Romania e Macedonia – mettono sui
loro vestiti o ai polsi la Martenitsa.
Questi
simboli si mettono anche su alcuni animali domestici - cavalli, cani,
il montone che conduce il gregge e altri ancora.
La
Martenitsa si porta come un segno della primavera prima amcora di
vedere una cicogna o una rondine.
La
Martenitsa viene poi rimossa e attaccata ad un albero da frutta in
fiore.
Questa
tradizione proviene dal primo paese dei Bulgari - vicino alle
montagne del Pamir in Asia - più di 2.000 anni fa.
In
questo luogo il “dio” Farno – “dio” della prosperità,
raffigurato come un ariete con al collo la Martenitsa.
Durante
l'Impero Romano, il nuovo anno iniziava il primo marzo, e cosi questa
festa si e combinata con la vecchia tradizione.
L’Articolo 62 del Sesto Concilio Ecumenico della
Chiesa Cristiana, tenutosi a Costantinopoli nel 681 anno vieto "la
festa popolare celebrata il primo giorno di marzo".
Proprio
in quel momento i bulgari erano impegnati ad attraversare il Danubio
e con la formazione del loro paese non notarono questo divieto.
E
poi, non erano ancora diventati cristiani.
A
poco a poco la Martenitsa ha perso il suo significato pagano per
diventare solo il saluto della primavera, un augurio di salute - in
una tradizione bulgara.
C'è
una leggenda relativa a come i bulgari interagiscono tra loro con la
Martenitsa nei diversi luoghi dei loro insediamenti.
Nel VII secolo, i bulgari iniziarono a stabilirsi nel
territorio della moderna l'Ucraina creando la capitale bulgara
Baltava (oggi Poltava).
Dopo
la morte di Khan Kubrat (Kurt) – l’unificatore di tutte le tribù
bulgare, i suoi figli si sono separati. Il più grande - Boyan
Baltava è rimasto in prima linea nella cosiddetta Baltava con
i”bulgari neri”; il secondo figlio - Kotrag è stato il fondatore
della città di Bolgar sul fiume Volga (vicino all'attuale Kazan,
dove i “bulgari argenti” si sono convertiti all'Islam).
Asparuh
ha portato i suoi bulgari sul Danubio, l’ha attraversato e si e
stabilito nel paese dove i bulgari vivono oggi; Kuber e Mavar
(Mauros) sono andati prima nella Pannonia, poi a Salonicco, in
Macedonia.
Altsek
si stabile con la sua orda vicino a Campo Basso in Italia, e in
seguito stipulo un contratto con il principe dei Langobardi di
Benevento Grimoaldo e suo figlio Romoaldo.
I
fratelli avevano una sorella rimasta in Baltava.
Poiche
si affliggeva per i suoi fratelli invio allora un simbolo vivente
della Martenitsa a guisa di saluto dal vecchio paese e di augurio di
buona salute.
Poi
la continuo ad inviare Martenitse ogni primavera, e cosi si chiamo
Baba Marta.
In
fatti tutti credono che durante il mese di marzo il tempo sia molto
variabile, di un umore fluttuante che ricorda Baba Marta, ora
addolorata per i suoi fratelli, ora fel ice di avere loro notizie.
Così,
continuando la tradizione della Martenitsa i bulgari odierni salutano
l'arrivo della primavera, e mantengono un legame spirituale con gli
altri, ovunque essi vivano nel mondo.
Latchezar Toshev
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